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La coltivazione dei cereali

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La coltivazione dei cereali in Valle d’Aosta è ampiamente documentata sin dal Medioevo. Sono testimoni dell’ampia diffusione della cerealicoltura sul territorio i numerosi forni e mulini frazionali tutt’ora presenti. Gli appezzamenti coltivati sono di dimensioni modeste (alcune migliaia di metri quadri), sufficienti a soddisfare la produzione familiare di pane.

La cerealicoltura segue l’andamento stagionale in cui le diverse fasi si ripetono di anno in anno secondo pratiche consolidate nel tempo.

La semina avviene nei mesi autunnali, generalmente dall’inizio alla fine del mese di ottobre, secondo l’altitudine e l’esposizione. Prima della semina il terreno è concimato con letame e lavorato mediante un’aratura superficiale. Al termine delle operazioni di semina è ancora abitudine in molte famiglie affidare a Dio il proprio raccolto, tracciando a terra, con un rastrello, il segno della croce.

La raccolta è un momento di grande lavoro, che coinvolge tutta la famiglia e spesso anche gli amici. Una volta raccolti, essiccati, trebbiati e vagliati i cereali sono stoccati in grandi artsón (cassoni per granaglie), in un luogo ben aerato, al riparo dall’attacco degli animali. Una parte delle sementi sarà seminata l’anno successivo, mentre la maggior parte sarà macinata per averne farina.

La macinazione avviene mediante l’impiego di moderni mulini elettrici o di antichi mulini a pietra.

Il lavoro del cerealicoltore si conclude con la panificazione. In molte famiglie si usa ancora cuocere il pane nel forno del villaggio.

Oggi come un tempo la panificazione si svolge nel periodo invernale, preferibilmente in luna calante

In passato il pane dell’anno si conservava sulle rastrelliere (ratelì); oggi si utilizzano i congelatori, consentendo di avere pane fresco autoprodotto tutto l’anno. Alcuni gesti propri della tradizione sono tuttavia rimasti inalterati negli anni, come quello di tracciare sulla crosta del pane un segno di croce con il coltello prima di tagliarlo, in segno di ringraziamento per il compimento di tutto il percorso vissuto, dal chicco di grano seminato in campo al pane sulla tavola.

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Il mio pane proviene da lì

da un oceano di cereali

ondeggianti sui declivi

da un tesoro luminoso

raccolto con le mie mani

 

se la vita si impazientisce

io ho fiducia

nella forza del grano

al tempo della spiga

dove più nulla mi mette fretta

 

quanti mannelli ho dunque legato

sin dalla mia prima gioventù?

ce ne volevano altrettanti

per farmi degli amici

e nella paglia scossa

accanto al mulino debordante

il pane si rompe e ci raduna.

Spighe dorate, cariche di chicchi Non aspettano che di essere raccolte Piegano sotto il peso nei campi Tosto, generose, ci daranno il pane
Spighe dorate, cariche di chicchi Non aspettano che di essere raccolte Piegano sotto il peso nei campi Tosto, generose, ci daranno il pane
I mietitori sono pronti dall’alba che fatica! che sudore! e che gioia per queste falci affilate che tagliano radenti…
I mietitori sono pronti dall’alba che fatica! che sudore! e che gioia per queste falci affilate che tagliano radenti…
Legati con un filo di paglia, i mannelli aspettano di essere trasportati nel pagliaio per essere battuti al ritmo di quattro tempi.
Legati con un filo di paglia, i mannelli aspettano di essere trasportati nel pagliaio per essere battuti al ritmo di quattro tempi.
I chicchi riempiono il grande sacco di iuta; ora occorre spularli per poi portarli al mulino.
I chicchi riempiono il grande sacco di iuta; ora occorre spularli per poi portarli al mulino.
Tutta questa polvere di farina che sale fin nelle narici… che profumo se l’annuso! È ruvida tra le dita se la tocco. Sulla lingua ha già il sapore del pane!
Tutta questa polvere di farina che sale fin nelle narici… che profumo se l’annuso! È ruvida tra le dita se la tocco. Sulla lingua ha già il sapore del pane!
Ora è lì a seccare… aspetta di essere inzuppato nel vino, nel latte. Per noi è una leccornia. Una volta era molto di più. Senza far troppo rumore, ha sfamato tutti.
Ora è lì a seccare… aspetta di essere inzuppato nel vino, nel latte. Per noi è una leccornia. Una volta era molto di più. Senza far troppo rumore, ha sfamato tutti.