Cerca

Dizionario

Contenuti del sito

Multimedia

Testi in patois

Documenti

La Fiera di Sant'Orso

Patoisvda.org dedica una pagina del sito alla Fiera

© Regione Autonoma Valle d'Aosta - Paolo Rey
© Regione Autonoma Valle d'Aosta - Paolo Rey

È senza dubbio la più grande festa e manifestazione valdostana. Durante due giorni, in pieno inverno, bello o cattivo tempo che sia, migliaia di visitatori si ammassano nelle vie di Aosta per ammirare e, eventualmente, comprare, le opere degli artigiani valdostani.

In questi due giorni, mescolati alle tante lingue del mondo, possiamo ancora sentire la musica dei nostri diversi patois valdostani.

La fiera occupa ormai buona parte delle strade e delle piazze della città. Da fiera del legno, è diventata oggi una grande fiera in generale, con ogni sorta di manufatto. Molti si lamentano di tutto ciò, anche se probabilmente è inevitabile: quando si dice fiera… Gli artigiani che si ispirano ancora all’antica tradizione, e utilizzano il legno, la pietra, il ferro e la lana per realizzare i propri prodotti e le proprie opere d’arte, occupano ancora gli antichi spazi che vanno dall’Arco di Augusto a Piazza Chanoux.

Da una cinquantina di anni, la fiera non fa che accrescersi e svilupparsi. Da manifestazione spontanea, si è trasformata in un'organizzazione complessa che mobilita centinaia di persone con competenze diverse. Accanto al momento commerciale, è andato ad aggiungersi un lato culturale e ricreativo. Alla fiera di Sant’Orso, ormai ognuno può trovare ciò che cerca…

Da fiera degli attrezzi agricoli, è divenuta negli anni una fiera dell’artigianato e dell’arte senza, tuttavia, rinunciare alle sue caratteristiche più antiche. Ed è per questo, probabilmente, che i Valdostani vi si riconoscono e hanno fatto della fiera di Sant’Orso il loro momento identitario per eccellenza.

Alexis Bétemps

Origine e storia

L'anno mille, tradizionalmente indicato come anno di nascita della Fiera di Sant'Orso, è senza dubbio simbolico. È intorno a questa data che le Alpi – in particolare il colle del Gran San Bernardo – furono definitivamente liberate dai Saraceni o presunti tali, che vessavano viaggiatori e pellegrini, mentre l'Europa si ricopriva, secondo il cronista Raoul Graber, di un “mantello bianco di chiese”.[1]

Il commercio riprese, i mercati rifiorirono, le città si arricchirono: Aosta, tra le altre, dove il vescovo Anselmo intraprese la ricostruzione della cattedrale e della chiesa di Sant'Orso. Intorno a quest'ultima si sviluppò la Fiera, alla vigilia del santo patrono che ricorre il 1 febbraio. Quando esattamente? Non ne siamo a conoscenza.

Esiste tuttavia un indizio che ci permette di supporre che si svolgeva già, probabilmente, verso la metà del XII secolo. Un capitello del chiostro della Collegiata, risalente a quest'epoca, rappresenta il santo patrono mentre distribuisce scarpe ai poveri.[2] Si tratta della traduzione in immagini di una cerimonia che aveva luogo nel Medioevo in occasione della festa patronale: ne abbiamo una prova nel testamento, datato 1327, di un prebendario della cattedrale di Aosta, Jacques d'Avise, il quale trasmetteva al priore di Sant'Orso, Guillaume de Liddes, una rendita proprio per finanziare questa distribuzione, che, quindi, in quell'anno già rappresentava una tradizione radicata.[3]

Era necessario che qualcuno producesse queste scarpe e che le trasportasse fino al Borgo di Sant'Orso. Da qui, l'arrivo ad Aosta degli artigiani alla vigilia della festa, con le soque e i sabot che avevano fabbricato e anche l'idea che si potesse approfittare di quest’occasione per portare la propria produzione di utensili agricoli e oggetti di uso comune da vendere ai fedeli e ai pellegrini che dovevano essere numerosi. Fu probabilmente questa l'origine della Fiera. 

Il canonico François-Gabriel Frutaz cita un documento del 1206 secondo cui lo spazio compreso tra la doppia fila di arcate della Porta Pretoria, centro nevralgico della Fiera fino ai giorni nostri, era chiamato forum nundinarum Trinitatis, piazza dei mercati della Trinità[4]. E ancora Frutaz ci informa della presenza della prima menzione esplicita della Fiera in un documento datato 1243, nel quale il conte Amedeo IV di Savoia stabiliva che essa dovesse svolgersi il 31 gennaio, dalle 8 del mattino fino al tramonto, dalla Porta Pretoria fino all’incrocio con la via Sant'Orso.

Ciò è tutto ciò che si sapeva sulla fiera di Sant'Orso dal Medioevo a oggi. Dal momento che non se ne era trovata alcuna menzione in documenti più recenti, medievali o moderni, fino al XIX secolo, si poteva persino dubitare della sua continuità nel tempo. 

Tuttavia, capita spesso, quando si decide di tuffarsi nel meraviglioso mondo della ricerca storica, di imbattersi in un caso fortuito; così ho ritrovato un documento amministrativo comprovante lo svolgimento della Fiera di Sant'Orso, senza interruzioni, dall'inizio del XIV fino alla metà del XVI secolo. Fu nel 2010: consultavo, presso la Sezione Corte degli Archivi di Stato di Torino, le serie documentarie che si riferivano alle « Contestations avec le Valais » per la definizione della linea di confine del Gran San Bernardo. Scavando in questi documenti, ho trovato una citazione tratta dal resoconto finanziario del balivo di Aosta fatto da Jean e Georges de Montbel dal 1392 al 1396: « Recepit de exitu nundinarum Sancti Ursi unius anni finiti in vigilia festi purificationis beate Marie Virginis anno 1393, V sol. ».

Nessun dubbio al riguardo: si trattava certamente della nostra antica Fiera, di cui il balivo registrava le entrate fiscali per il conte di Savoia il giorno successivo al suo svolgimento, il 1 febbraio, giorno della festa liturgica di Sant'Orso, alla vigilia della Candelora! Se i Montbel avevano dichiarato la somma di 5 soldi, incassata nel 1393, gli altri balivi avevano probabilmente fatto altrettanto nel corso dei loro rispettivi mandati. Ho pertanto deciso di verificare la contabilità del balivo di Aosta nel suo insieme.[5] Il rendiconto più vecchio che riporta i guadagni del balivato di Aosta risale al 1305. La stessa formula, con minime differenze, si ritrova in tutti i resoconti successivi, senza interruzioni, fino al 1539, testimoniando un'importante continuità nello svolgimento della Fiera. Nel 1307 il balivo non percepì alcuna imposta poiché la fiera non ebbe luogo. Nessuno vi si recò a causa delle condizioni metereologiche eccessivamente avverse. Questo è il solo caso di sospensione della Fiera che risulti dalla documentazione esaminata.

Tutto lascia supporre che la Fiera continuò fino ad almeno il 1556, data che sancisce la conclusione della mia ricerca presso gli Archivi di Stato di Torino.

Nessuno ha ancora trovato i documenti comprovanti lo svolgimento annuale della Fiera dopo questa data e prima del XIX secolo. Si sa che nel 1857 essa era limitata e non durava che dall'aurora fino all'Angelus per incoraggiare lo sviluppo della piccola industria forestale, con lo scopo di integrare il magro guadagno dei paesani con il commercio dei prodotti dell'artigianato. Questa iniziativa ebbe un certo successo: a fianco degli utensili cominciarono a comparire gli oggetti artistici e vennero introdotti dei premi per valorizzare il lavoro degli artigiani.

A partire dagli anni Venti, Jules Brocherel contribuì alla popolarità e al prestigio della Fiera attraverso degli studi etnografici sull'artigianato valdostano. [6] 

Dopo un momento di decadenza, durante la seconda guerra mondiale, è stata rilanciata dall'amministrazione regionale, incoraggiata dal Comité des Traditions Valdôtaines e in particolare da parte di due dei suoi membri più conosciuti: Amédée Berthod e Robert Berton.In questi ultimi anni, la Fiera di Sant'Orso ha raggiunto dimensioni grandiose, estendendosi ormai in tutto il centro storico di Aosta.

Al di là della sua importanza economica, essa rappresenta, oggi più che mai, un eccezionale momento per recuperare, in un clima di festa sottolineato dai riti religiosi e dalla véillà, l'identità del popolo valdostano e le sue radici più popolari, profonde e autentiche.

Joseph-Gabriel Rivolin 


[1] Raoul Glaber, Chronique de l'an mil, trad. de F. Guizot, Clermont-Ferrand, 2011.

[2] P. Papone, Il chiostro di Sant'Orso in Aosta e la sua interpretazione (Bibliothèque de l'Archivum Augustanum XXXVI), Aoste, 2011, pp. 198-199.

[3] O. Zanolli (éd.), Cartulaire de Saint-Ours (XVe siècle) (Bibliothèque de l'Archivum Augustanum V), Aoste, 1975, pp. 166-167.

[4] L'oncle Jean Martin [F.-G. Frutaz], La foire de Saint-Ours à Aoste, dans « Augusta Prætoria 2 (1920)

[5] Les rouleaux de parchemin contenant la comptabilité du bailliage d'Aoste sont conservés et classés aux Archives de l'Etat de Turin, Sezioni Riunite, Camera dei Conti, Savoia, Inventario n. 68, Inventaire des comptes des revenus, et obventions et des subsides des lieux de la Province et Duché d'Aoste, fol. 2, Bailliage d'Aoste, Châtelargent, Montmeilleur et Valdigne, châtellenies.

[6] A. Zanotto, Notes à servir pour l'histoire du commerce en Vallée d'Aoste (2 et 4), dans « Union Valdôtaine » 12 (2/1980), pp. 21-26, et 15 (4/1980), pp. 11-12.

Video

La Fiera di Sant'Orso nelle immagini d'epoca degli archivi BREL

Immagini e suoni che ci raccontano la millenaria tradizione della Fiera di Sant'Orso, nella quale savoir-faire della tradizione, lingua francoprovenzale e cultura valdostana si fondono per dar vita all'evento identitario per eccellenza della Valle d’Aosta.

La leggenda di Sant'Orso

Pièce teatrale realizzata dalla compagnia ATAMAS, nell'abito del progetto sulle leggende valdostane, che racconta l'origine leggendaria della Millenaria.

La Fiera ci racconta

Scoprite le edizioni d'antan della Foire attraverso le immagini e le testimonianze conservate negli archivi BREL che ci raccontano di un tempo passato.

Galleria di immagini

Audio

La Fiera di una volta: il cestaio

Testimonianza del 1984 nel patois di Quart (Région autonome Vallée d'Aoste - Fonds RAVDA-AVAS > Enquête systématique).

La Fiera di una volta: produzione di cesti e torchi

Testimonianza del 1984 nel patois di Quart (Région autonome Vallée d'Aoste - Fonds RAVDA-AVAS > Enquête systématique).

La Fiera di una volta: attrezzi agricoli

Testimonianza del 1984 nel patois di Bionaz (Région autonome Vallée d'Aoste - Fonds RAVDA-AVAS > Enquête systématique).

La Fiera una volta : sculture

Testimonianza del 1981 nel patois di Aymavilles (Région autonome Vallée d'Aoste - Fonds AVAS).

La Fiera una volta : artigianato del legno

Testimonianza del 1981 nel patois di Aymavilles (Région autonome Vallée d'Aoste - Fonds AVAS).

La Lingua della Fiera

Visitate l'esposizione virtuale degli oggetti più rappresentativi della Fiera e della cultura tradizionale valdostana, guidati dal francoprovenzale nelle varietà di Courmayeur per l'Alta Valle, Aymavilles per la Media, e Brusson per la Bassa Valle.

Immagini ©RAVdA -Assessorato Sviluppo economico, Formazione e Lavoro

Galleria di immagini

La Vouése de la Foire

Leggete le parole che gli scrittori valdostani hanno pensato per raccontare la Fiera in modo poetico e divertitevi con gli sketch della trasmissione televisiva dedicata alla Millenaria.

Galleria di immagini

Video

La lenva de la Fèira : A la Fèira de Sent-Or

Versione in francoprovenzale della famosa canzone di Angelo Branduardi "Alla fiera dell'est"

La lenva de la Fèira : une poésie en francoprovençal

Lettura della poesia della poetessa valdostana Armandine Jerusel "La feira de Sain Ors 1991", tratta dalla raccolta "Poussa de solei".

La lenva de la Fèira : sculture da scegliere

La Fiera di Sant'Orso attraverso una scultura di Dario Berlier.

La lenva de la Fèira : Grolla e Coppa dell'amicizia

Intervista alla Grolla e alla Coppa dell'amicizia, due dei simboli della cultura e dell'artigianato valdostano.

La lenva de la Fèira : la musica alla Fiera di Sant'Orso

La signora musica si lamenta per la sua assenza alla Fiera di Sant'Orso in una piccola scena di teatro in patois.

La lenva de la Fèira : la Vèillà de la Saint-Ours

La tradizionale Veillà della Fiera di Sant'Orso in uno sketch in patois.

La lenva de la Fèira : gli strumenti agricoli alla Fiera di Sant'Orso

Intervista a Cesarino Bonel, artigiano della Fiera di Sant'Orso, che ci parla di un oggetto del passato : la zangola verticale.

La lenva de la Fèira : i giocattoli alla Fiera di Sant'Orso

Ecco i tradizionali giocattoli valdostani in legno, sempre presenti alla Fiera di Sant'Orso : tata, mucche in legno e trottole.

La lenva de la Fèira: il detto del giorno di Sant'Orso

Scoprite il celebre detto valdostano legato alla festa di Sant'Orso: "Il giorno di Sant'Orso, l'orso fa seccare il pagliericcio. Se fa brutto tempo, non si nasconde più e l'inverno è finito; se fa bel tempo, rientra nella sua tana e per quaranta giorni l'inverno continua".