La ricorrenza cristiana più importante dell’anno è sicuramente il Natale, con le sue cerimonie, i suoi riti solenni e le sue tradizioni dal forte richiamo popolare.
La nascita del Signore viene celebrata, generalmente, oltre al 25 dicembre, anche alla vigilia, con la santa Messa di mezzanotte. Tra gli elementi più tipici di questa festività religiosa vi è senza dubbio il presepe, rappresentazione iconografica della natività, la cui origine è attribuita dalla tradizione a san Francesco d’Assisi (inizio XIII secolo). Da un’evoluzione del presepe hanno avuto origine le rappresentazioni teatrali della nascita di Gesù, i cosiddetti “presepi viventi”.
È probabile che essi derivino da antiche forme di drammatizzazione liturgica, da cui provengono i Misteri, tuttavia la loro effettiva provenienza rimane ancora sconosciuta.
In Valle d’Aosta, il presepe vivente, conosciuto anche come le berdjé (i pastori), è uno dei riti più popolari del Natale. Le prime documentazioni valdostane risalgono alla fine del XIX secolo: quella redatta dal canonico Pierre-Antoine Cravel sulle usanze religiose e popolari valdostane e quella di Tancredi Tibaldi sul Natale e la messa di mezzanotte a Châtillon. In molte parrocchie valdostane i fedeli, vestiti in costume da pastori, offrivano, cantando, l’agnello a Gesù Bambino; inoltre, a Châtillon, nel momento dell’offerta dell’agnello, si liberavano anche delle tortore.
Tra le varie celebrazioni liturgiche di mezzanotte della regione, una in particolare sembra conservare un fascino d’altri tempi ed è quella di Saint-Nicolas, piccolo comune dell’Alta Valle, conosciuto anche per aver dato i natali all’abbé Jean-Baptiste Cerlogne. Qui, l’appuntamento della Messa di mezzanotte, con il presepe vivente, è un’antica tradizione.
Negli ultimi anni la Sacra Famiglia è stata rappresentata da statue in legno, scolpite da un artigiano locale, mentre nel 2011 è stata personificata da una coppia con neonato. Gli altri personaggi del presepe, ovvero i pastori e gli angeli, sono stati interpretati, come già in passato, dai cantori e dai bambini di Saint-Nicolas.
Fondamentale è l’apporto della cantoria attraverso l’esecuzione dei canti della tradizione natalizia e in particolare del brano più rappresentativo della nascita di Gesù, La Pastorala, scritto dall’abbé Cerlogne in francoprovenzale.
L’atmosfera ricreata dal presepe vivente e dai canti rende emozionante e profonda la celebrazione della nascita di Gesù. I testi delle canzoni in patois, lingua materna, e in francese, i personaggi dei berdjé, interpretati con fedeltà al passato, fanno riemergere le radici culturali dei Valdostani, i cui cuori si ritrovano nella bellezza della semplicità, proprio come ci insegnò Cerlogne attraverso la sua vita e le sue opere.